martedì 4 agosto 2009

Una casa a Venezia (e in Italia)

Il “problema “ della casa, a Venezia, ma direi in Italia è davvero un problema curioso.
Nel senso che mi pare si sarebbe potuto risolvere da decenni ed invece non pare si sia voluto.

Perché è importante che il problema non sia “agitato” solo a livello locale- cittadino, ma anche a livello nazionale-regionale ?

Penso che questa sia una battaglia più vasta che quella limitata alla sola Venezia, perché la carenza di alloggi popolari od a prezzi accessibili ai lavoratori è comune
a tante città d’Italia e quindi mettendo insieme più forze si potrà sperabilmente ottenere un risultato in tempi più brevi. E penso anche che le sole forze di un comune singolo non siano sufficienti ad una soluzione radicale.

Questo comunque non significa non agire a livello locale, perché sono comunque fermamente convinto che la gestione degli alloggi pubblici potrebbe essere molto migliore di quanto oggi non sia.
Tanti qui hanno segnalato, infatti, i tanti alloggi vuoti esistenti nel comune e quelli ancora occupati da chi non ha più titolo per farlo.

In passato, lavorando come educatore presso l’asilo notturno comunale (ex dormitorio) prima a S. Lorenzo e poi a S.Alvise (ora chiamato Casa dell’Ospitalità di S. Alvise), ho potuto osservare alcune procedure e fatti circa l’assegnazione di case pubbliche.

Ho seguito personalmente decine di ospiti della struttura di S. Alvise nelle loro domande per ottenere una casa pubblica fino all’ottenimento di questa.
Mediamente un ospite del dormitorio ci metteva 4-6 anni ad avere una sua casa.
Un tempo addirittura “record” nella sua brevità rispetto ad altri casi.
Ma godeva di un punteggio agevolato per la particolare precarietà della situazione (per vivere in un dormitorio, vi assicuro, ci vuole il pelo sullo stomaco).



Ci sono alcune “cattive” pratiche dell’amministrazione che perpetuano, a mio avviso, la mala gestione del settore casa pubblica.

Si assegna una casa pubblica ancora con una visione della società a “strati” che risale al secolo scorso:
chi è nello strato della “povertà” o del bisogno, rimarrà in quella condizione tutta la vita. Questo è l’assunto dei servizi purtroppo.
Ancora ci sono operatori che pretendono di calare un progetto di vita addosso ad una persona secondo il proprio metro.

Naturalmente ci sono anche molti operatori di qualità, qualche volta stritolati nelle maglie della burocrazia.

Non c’è il minimo tentativo ideale e progettuale di innescare il meccanismo della valorizzazione delle risorse delle persone che in queste case vivranno.

Così al “povero”, “al caso sociale” che ha bisogno della casa pubblica, una volta che questa sia stata assegnata, gli si chiede null’altro che rimanere povero o fingersi tale, lavorando in nero, non lavorando affatto o con altri espedienti.

Il nostro “povero” non è minimamente responsabilizzato nella tenuta della sua casa, che può letteralmente cadere a pezzi senza che l’inquilino intervenga, essendo egli portatore solo di diritti e di nessun dovere (tranne quello di mantenersi diligentemente povero).
Non muoverà un dito sempre pretendendo l’intervento della mano pubblica.
Sarà, non una persona con risorse interiori, capacità, rete sociale, ma solo un assistito a vita che tenderà a passare questa sua qualifica ai figli. Una scala discendente senza fine, dai costi sociali elevati e di scarsa efficienza ed efficacia.

Ingolfando in tal modo la pubblica amministrazione di un compito dispendioso ed improbo e dalla riuscita spesso deludente.

Come uscire da questa situazione ?

A mio avviso le case vanno tutte vendute alla famiglia assegnataria, che diventata proprietaria dell’immobile dovrà curarne la manutenzione sgravando la pubblica amministrazione da un sacco di lavoro e di costi.

La rata del mutuo, garantito in parte dal Comune, dalla Regione o dallo Stato e quindi ottenuto dalle banche a condizioni agevolate sarà simile all’affitto che l’inquilino pagherebbe per rimanere solo assegnatario.

L’inquilino non avrebbe il dovere di rimanere povero e potrebbe dispiegare
tutte le sue potenzialità e risorse per uscire dallo strato di “povero” o di “caso sociale”

I soldi recuperati dalle vendite dovrebbero essere continuamente investiti nell’acquisto o costruzione di nuove case.

In tal modo operando risparmi di scala: è ovvio che comprare o costruire 1000 appartamenti costa meno che comprarne uno solo per volta.

La soluzione della pubblica garanzia del mutuo andrebbe estesa anche a coloro i quali non rientrano nelle graduatorie delle case pubbliche perchè eccedenti i limiti di reddito, ma ai quali le banche non concederebbe comunque il credito per comprarla sul libero mercato.

Naturalmente un certo contingente di case pubbliche dovrebbe rimanere pubblico per le emergenze abitative, per i veri casi sociali che in ogni caso non avrebbero la possibilità di comprare la casa per i più vari tipi di handicap.

Sul come riformare le graduatorie ed altri aspetti ci ritornerò con altro post.
Non voglio tediarvi con una lunghezza eccessiva del testo.

domenica 2 agosto 2009

sabato 31 maggio 2008

Il futuro inizia a S. Elena


Aperto da 3 mesi il primo negozio automatico a Venezia

Sono stati per primi i concittadini di S. Elena a sperimentare la praticità di un negozio automatico e la comodità di un servizio 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno.
Una volta provato ad infilare le monetine o le banconote, scelto il prodotto ed ottenuta l'erogazione, ci si sente già parte del futuro, magari cullati dalle note dell’Aida o dei Pink Floyd e circondati da un design d’autore.

Già dallo scorso febbraio, a cura di Adriano Sensale, imprenditore che vive nella stessa S.Elena, l’Atelier Venezia Positiva, questo il suo nome, ha aperto i battenti e non li ha più richiusi perché la porta è aperta notte e giorno. Non c’è personale e se lo si desidera si può incontrare il suo ideatore al mattino.

Venezia Positiva è stato il primo negozio automatico, ma è anche unico nel suo genere, perché oltre alla consueta vendita tramite macchine, di caffè, cappuccino, tramezzini, primi piatti pronti, bevande, snacks ed una selezione di articoli di utilità quotidiana, offre una piccola esposizione d’arte intesa come pittura, fotografia e tramite video, oltre ad informazioni utili al cittadino, sulle mostre e sulla produzione socio-culturale della città.
Venezia Positiva è stato pensato per essere un punto d’incontro per i cittadini di S. Elena e non solo, e per la prima volta si è pensato anche alla residenza oltre che ai visitatori di passaggio.
L’offerta alimentare in particolare è curata nella qualità con alcuni prodotti che raramente possono essere reperiti nella vendita tramite macchine, e con una selezione di articoli biologici.
Dice Adriano Sensale che l’idea gli è venuta pensando S.Elena così bella e così povera di servizi a tempo pieno.
Non solo i giovani, ma anche gli anziani hanno risposto con favore a questa iniziativa, nei suoi primi 90 giorni di vita.
L’Atelier Venezia Positiva, che si trova proprio di fronte all’imbarcadero di S.Elena, in viale IV Novembre, è stato curato da due architetti ed un designer d’interni, è al 100% accessibile a disabili ed ha in programma anche piccoli eventi culturali. Le sue attività possono essere seguite sul neonato blog http://venezia-positiva.blogspot.com/

sabato 5 aprile 2008

Randy Pausch Lecture: Really Achieving Your Childhood Dreams

Una bella storia, una storia positiva, una storia che non lascia indifferenti. Una storia che è diventata un libro, da pochi giorni pubblicato in Italia.
Si tratta della vita felice del professor Randy Pausch, che nell'agosto 2007 ha saputo che il cancro contro il quale combatteva era incurabile e che gli restavano pochi mesi di vita. Ha scelto di lasciare subito il suo lavoro all'università per stare vicino alla moglie Jai e ai loro bambini. Prima, però, il 18 settembre 2007, ha tenuto davanti a 400 studenti e colleghi la sua "ultima lezione", intitolata "Realizzare davvero i sogni dell'infanzia". Con ironia, fermezza e coraggio, ha ripercorso le tappe della sua esperienza, e il suo discorso è una testimonianza toccante e profonda di una vita resa straordinaria dall'intensità con la quale è stata vissuta. Da quel giorno, milioni di persone hanno visto su internet l'ultima lezione di Randy Pausch. Oggi quel testo, ampliato e arricchito, diventa un libro capace di parlare al cuore di ciascuno individuo. Pausch non vuole rivelare il senso della vita; più modestamente, mostra perché vale la pena vivere (dalla copertina del libro).
Il video riproduce quest'ultima straordinaria lezione.

Rondo Veneziano - Visioni Di Venezia

questo video ad alcuni non è piaciuto. pazienza.

venezia-positiva

PROLOGO

Venezia Positiva è il nome di un ulteriore contributo (il presente blog) inteso alla valorizzazione di quanto (tanto) di positivo accade intorno e lontano da noi e che può dare un senso più pieno alle nostre vite.
Bando ai lamenti, dunque, spesso comprensibili, ma che non ci portano lontano.
Di quelli parlano già tanti, noi vogliamo provare a segnalare altro.

Venezia Positiva è anche il nome di un neonato Atelier, sito in quel di Venezia, nato con gli stessi scopi, e che è anche un bar self service, piccolo luogo di esposizione artistica e comunicazione, aperto 24 ore al giorno per tutto l'anno; una novità assoluta per Venezia e per il nostro Paese.

Per forza di cose, vista la nostra collocazione geografica, ci saranno molte notizie su Venezia, sugli artisti che ci vivono e ci lavorano, sul modo di trascorrervi una vacanza serena, sui suoi abitanti ed eventi.

Ma siccome le azioni positive possono essere rintracciate, apprezzate, comunicate ovunque, parleremo anche di quelle di cui siamo a conoscenza lontano da dove viviamo o che vorrai segnalarci tu stesso.

Ciò che produce benessere, speranza, presa di coscienza, autoresponsabilità, condivisione, autosufficienza, lavoro, progresso e molto altro sarà qui ospitato e comunicato.

Benvenuto con noi in quest'impresa positiva !